Queste storie hanno dato origine a “I Dinos di Bull Boys”, la prima serie di fumetti a opera di Bull Boys. L’Autore, Attilio Attilieni, è il presidente e fondatore degli iconici marchi di moda italiani Bull Boys e Lelli Kelly.
Capitolo Primo
I quattro s’incamminarono lungo il viottolo che si snocciolava accanto alla strada principale. Il terreno era umido - aveva piovuto la sera precedente - e con grande sorpresa Emilietto si accorse che dietro a Giorgino rimaneva una fila d’impronte grosse e tondeggianti. Guardò alle sue spalle e a quelle di Achillino. Anche le loro scarpe lasciavano impronte, ma diverse: avevano unghie lunghe e affilate! E che dire di Priscilla? Le sue erano esili e leggere.
- Guardate! - esclamò - Sto sognando o le nostre scarpe lasciano le impronte dei dinosauri? -
Mentre cercavano di capirci qualcosa, da dietro la curva in fondo alla strada, dopo l’ultima casa del paese, arrivarono voci concitate.
- Ehi ragazzi, - esclamò Priscilla - lì c’è il Parco Giochi del Vecchio Giostraio! -
- È vero, - confermò Giorgino - il nonno di Gigetto!
- Meglio dare un’occhiata - concluse Emilietto.
Fuori dallo sgangherato ingresso del Parco Giochi, un vecchio curvo e un po’ rinsecchito si affannava a tener testa a un omaccione spavaldo che gli soffiava sul naso. Un bambino rosso come un peperone sembrava sul punto di scoppiare.
- È Gigetto - disse Giorgino - con suo nonno, e sembra che abbiano a che fare con quel brutto tipo. Sentiamo che cosa dicono. -
I quattro amici tesero le orecchie:
- Non hai capito quello che ti ha detto mio nonno? - era la voce di Gigetto - Non venderà mai il Parco Giochi, e tanto meno per trasformarlo in un Centro Commerciale! -
L’omaccione scoppiò a ridere:
- Stupidaggini! Al posto di questo decrepito Parco Giochi sorgerà un Centro Commerciale, ve lo garantisco! -
- Sarà anche decrepito, - rispose il Vecchio Giostraio senza arretrare di un passo - ma qui hanno giocato tutti i bambini del paese, e i loro genitori, e prima ancora i loro nonni! -
L’omaccione lo spinse indietro:
- Ci rivedremo presto, vecchio bacucco, parola di GìDìO! -
Inforcò una moto rombante e si allontanò con un’ultima minaccia:
- Forse questa notte stessa! -
Priscilla era senza parole:
- Che prepotente! -
Achillino sentì fremere le scarpe ai piedi:
- Io gli corro dietro, - disse - voglio vedere dove va quel brutto ceffo. Voi andate da Gigetto e fatevi raccontare che cosa è successo. -
Le Bull Boys di Achillino, e il velociraptor, non aspettavano altro che mettere alla prova la loro velocità. Il ragazzino si sentì quasi sollevare da terra, come se stesse correndo su un cuscino d’aria, e seguì la roboante moto tenendosi alla giusta distanza.
Arrivarono al bosco, dietro la collina. Una stradina si addentrava nel folto degli alberi e, dopo averla imboccata, Achillino si accorse che le sue scarpe lasciavano fin troppe impronte dietro di lui.
- Ci scopriranno! - esclamò.
- Siamo pur sempre scarpe, - risposero stizzite - da qualche parte dobbiamo poggiare la suola! -
GìDìO si era frattanto fermato davanti a un’enorme discarica, dove una gru afferrava rugginosi pezzi di ferro e li gettava in una fornace, e lì venivano liquefatti come burro. Con un tuffo al cuore Achillino li riconobbe: erano pezzi di vecchie giostre per bambini, che somigliavano moltissimo a quelle del Vecchio Giostraio.
- Torniamo ad avvisare gli altri - disse più a se stesso che alle scarpe - e ricordiamoci di cancellare le tracce. -
Il velociraptor, a lato della scarpa, si lasciò sfuggire un sorriso di superiorità e i piedi di Achillino iniziarono a muoversi così velocemente che terra, erba e fango si sollevarono al suo passaggio cancellando completamente le impronte.
- Fortuna che non è polvere! - disse Achillino - Altrimenti dovrei fare una doccia. -
Poi si tastò il fondo dei pantaloncini: erano umidi e pieni di terra.
- Beh, - osservò il velociraptor - non si può avere tutto! -
Capitolo Secondo
Achillino ritrovò gli amici seduti in cerchio sul prato. Si erano tolti le scarpe e stavano parlando con i loro dinosauri. Priscilla si rivolse allo pterodattilo e gli chiese:
- Pensandoci bene, non vi siete ancora presentati. Tu, per esempio, come ti chiami? Io, per farla breve, sono “Scilla”. -
Il dinosauro allargò le ali, ci pensò un attimo, poi rispose:
- Beh, a dire il vero, non è che io abbia un vero e proprio nome. Perché non mi chiami semplicemente Pterodattilo? -
A questo punto anche il triceratopo, rivolto a Giorgino, volle dire la sua:
- Anch’io non ho un nome come intendete voi. Se ti va, che ne diresti di Triceratopo? -
- Ah, per me va più che bene, - rispose Giorgino - io per gli amici sono “Giò”. -
- Visto che siamo in vena di presentazioni, - intervenne il t-rex - per quel che mi riguarda, potete chiamarmi T-Rex! -
Ok T-Rex, - disse Emilietto - e tu chiamami “Emi”, per far prima. -
Achillino, nel frattempo, dopo un’ultima spolverata al fondo dei pantaloni, si sedette e si tolse le scarpe. Il velociraptor saltò fuori, si stiracchiò le gambe, ed esclamò:
- In quanto a me, direi Velociraptor! -
Achillino, che si apprestava a raccontare quello che aveva visto nel bosco, si fermò un attimo e osservò:
- Alla faccia della fantasia… Già che ci siamo, per me “Achi” va più che bene. -
E detto questo, mise tutti al corrente di ciò che aveva scoperto, per filo e per segno. Gli amici restarono un attimo in silenzio, poi Priscilla tirò le conclusioni:
- Dunque GìDìO sta comprando i vecchi parchi giochi e le vecchie giostre e le porta nel bosco per distruggerle! -
- Il suo piano è chiaro, - intervenne Emilietto - al loro posto vuole costruire centri commerciali che non hanno storia né tradizione. -
- Dobbiamo fermarlo! - disse Giorgino - Tanto più che dentro al Parco Giochi del Vecchio Giostraio c’è anche il negozio di scarpe per bambini. -
I dinosauri si guardarono negli occhi e, lì per lì, parvero non sapere cosa dire. T-Rex grugnì, Triceratopo brontolò e gli altri due andarono a zonzo nel prato.
Nel campo sotto alla stradina sterrata alcuni ragazzi stavano giocando a calcio. Dopo qualche scambio il pallone venne calciato così in alto che ricadde proprio in mezzo ai quattro amici. T-Rex lo guardò e disse:
- Caspiterina, ho sempre desiderato giocare a calcio! -
Triceratopo non fu da meno:
- Anch’io, per tutti gli spaghetti al pesto! - e, prima che Giorgino potesse fermarlo, si precipitò sulla palla con passi così pesanti che oltre a lasciare sul fango le sue impronte di erbivoro fecero tremare il terreno.
Anche T-Rex, però, voleva calciare il pallone e mosse un primo passo altrettanto pesante e potente. Attorno ai quattro ragazzi pareva che ci fosse il terremoto. I due dinosauri raggiunsero la palla che ancora rotolava e ognuno di loro cercò di colpirla per primo.
Il risultato fu che si scontrarono con un colpo tremendo che sembrò un tuono.
- Accipicchia! - Emilietto rabbrividì - Che craniata!! -
T-Rex e Triceratopo vennero sbalzati in aria, all’indietro, piroettarono su loro stessi e a metà della caduta successe qualcosa di impensabile.
Triceratopo spinse in avanti le grosse zampone, T-Rex le sue zampette anteriori ed entrambi, prima di cadere a terra, iniziarono a trasformarsi in scarpe del tutto diverse da quelle di Emilietto e Giorgino.
Triceratopo, da dentro la scarpe, strizzò l’occhio a Giorgino:
- Non guardare me… Io non ne sapevo nulla! -
Anche T-Rex sembrava sorpreso. Si rivolse a Emilietto e disse:
- Beh, a quando pare, possiamo trasformarci… Che aspetti? Prova questa nuova scarpa, vediamo che succede! -
Achillino e Priscilla guardavano stupefatti quell’incredibile trasformazione.
Velociraptor e Pterodattilo invece, in fondo al prato, sembravano non essersi accorti di nulla. Qualcosa, in lontananza, aveva attratto la loro attenzione…