Capitolo Primo
Velociraptor esclamò risentito:
- Ehi ragazzi, potete piantarla con quel pallone? Quel brutto ceffo sta tornando! -
Velociraptor si lasciò alle spalle Pterodattilo e iniziò a correre verso Achillino. Più correva e più c’era qualcosa di strano nei suoi movimenti: anziché veloci e corti come al solito, i suoi passi erano lunghi e pesanti, come se stesse correndo a rallentatore, le impronte sprofondavano nel terreno umido e i piedoni unghiati risuonavano con tonfi che si ripercuotevano tutt’attorno. A metà strada spiccò un balzo, si librò in aria, si capovolse e iniziò una incredibile trasformazione.
Quello che ricadde con un morbido puff fu infatti un paio di sandaletti con la punta chiusa che scivolarono a lungo sul terreno fino a fermarsi proprio sotto al naso di Achillino, che, sul lato esterno di quel fantastico paio di sandali non tardò a riconoscere Velociraptor in miniatura. Una luce rossa gli lampeggiava negli occhi e la sua inconfondibile voce lo raggiunse:
- Salta su! -
- Salta… cosa? - Achillino guardò i sandali senza capire.
- Salta dentro, se preferisci… - continuò Velociraptor - Insomma, voglio dire, mettiti questi sandali! -
Achillino non se lo fece ripetere un’altra volta e con un balzo se li infilò ai piedi. Dopo aver fatto un paio di giri di prova esclamò:
- Sono pronto, GìDìO, vediamo se hai il coraggio di toccare il Parco Giochi! -
Qualche metro più avanti, Pterodattilo atterrò pesantemente sul prato, lasciò un bel paio di impronte sul terreno, rimbalzò come una molla e ricadde avanti con le ali chiuse. Anche lui, incredibilmente, a metà della caduta iniziò a trasformarsi in un bel paio di sandaletti, questi con la punta aperta, che scivolarono ai piedi di Priscilla.
Capitolo Secondo
GìDìO, nel frattempo, aveva raggiunto il Parco Giochi, proprio nel momento in cui il Vecchio Giostraio, con una grande chiave d’oro, stava per aprire il cancello di entrata. La chiave era così pesante che il Vecchio Giostraio doveva reggerla con entrambe le mani.
GìDìO gli sfrecciò accanto e gliela strappò via facendolo girare su se stesso finché Gigetto riuscì a fermarlo. Tuttavia la testa del Vecchio Giostraio continuava a girare e il pover’uomo finì a terra trascinandosi dietro il nipote. GìDìO fermò la moto e osservò la scena divertito.
- Ehi, vecchio bacucco, - gridò - voglio proprio vedere come farai ad aprire queste decrepite giostre senza la chiave d’oro! -
Dopodiché con un’accelerata si diresse verso la spiaggia. Gigetto, fremendo dalla rabbia, gli corse dietro fino a farsi mancare il respiro. Nulla da fare, GìDìO era troppo veloce.
I quattro amici erano ancora senza parole. Emilietto, rosso come un peperone, stava per scoppiare di rabbia. Priscilla invece, una volta superata la sorpresa, pensò bene di correre in aiuto di Gigetto e del suo povero nonno, che si stava ancora massaggiando la testa. I dinosauri, nel frattempo, tutti trasformati in sandali, stavano aspettando le decisioni dei loro padroncini.
Fu allora che Velociraptor, dal lato dei sandali, guardò Achillino:
- Ehi Achi, sembrerebbe un lavoretto adatto a noi! -
Emilietto vide i sandaletti di Priscilla con Pterodattilo che fremeva per entrare in azione e le chiese:
- Me li presti? C’è da correre e T-Rex è forzuto ma è lento. -
- Già, - Priscilla gli strizzò un occhio - come tutti i Tirannosauri che si rispettino! -
T-Rex lanciò un’occhiataccia di disapprovazione a Emilietto: evidentemente non era molto d’accordo. Triceratopo, dall’interno dei suoi sandaletti, gli fece notare:
- Emilietto ha ragione, sei forzuto ma non sei un fulmine. -
Pterodattilo, dal canto suo, aveva iniziato a far saltare i sandali a destra e sinistra e sembrava difficile poterlo tenere fermo.
- Eccomi! - gridò Emilietto, e infilò i sandali senza pensarci due volte.
GìDìO si stava allontanando in direzione della spiaggia.
- Vuole gettare in mare la chiave! - disse Velociraptor - E lanciò uno sguardo significativo al suo padroncino, - Se ci riesce nessuno potrà più aprire il Parco Giochi! -
Capitolo Terzo
Achillino sentì Velociraptor che non stava nella pelle, mosse un piede e si ritrovò a correre veloce come il vento. Alle sue spalle, un turbinio di sabbia poco per volta divenne un vero polverone. Dietro di lui Emilietto avanzava a balzi cercando di controllare Pterodattilo, che in certi momenti si alzava in volo.
In un baleno furono alle spalle di GìDìO e Achillino gli tagliò la strada, costringendolo a una frenata talmente brusca che lo fece ruzzolare a terra, aggrovigliato alla sua motocicletta. Vistosi perduto, GìDìO si avvicinò al punto in cui le onde toccavano la riva e con un gesto improvviso gettò la chiave in direzione del punto più profondo del mare, quindi esclamò:
- Andatela a cercare in pancia ai pesci! -
E qui accadde qualcosa di fantastico: con un balzo che superò tutti i precedenti, Emilietto, spinto dai sandali, riuscì ad afferrare la chiave prima che scomparisse fra le onde. GìDìO, nel frattempo, inforcò di nuovo la moto e corse via agitando minacciosamente un pugno contro i due amici, tuonando:
- Ci rivedremo presto! -
Uscendo dalla spiaggia trovò però una macchina della polizia che gli bloccava il passaggio. Scesero due poliziotti e uno di loro disse:
- Sei in arresto, GìDìO! -
Il brutto ceffo cercò di reagire:
- E con quale accusa? -
- Quella di aver rubato la chiave d’oro! Abbiamo visto tutto. - E mentre parlavano, i poliziotti fecero scattare le manette ai polsi di GìDìO.
Gigetto nel frattempo si era avvicinato ai due amici.
- Incredibile… - balbettò - …siete stati fortissimi! - poi, mentre Emilietto restituiva la chiave al Vecchio Giostraio, aggiunse - Posso far parte della squadra? -
I quattro amici si guardarono senza saper cosa dire, finché Achillino ebbe un’idea:
- Chiediamolo ai dinosauri! -
Dopo che i ragazzi si furono tolti i sandali, i dinosauri uscirono allo scoperto e tennero consiglio. Tuttavia, pensa e ripensa, anche loro non sapevano che cosa dire. Il Vecchio Giostraio si fece avanti. Aveva in mano un paio di sandali rossi come il fuoco. Sul lato c’era uno Spinosauro.
- Era da tempo che cercavo l’occasione giusta per consegnare questi sandali a mio nipote. - disse - Gigetto, per far parte di una squadra così forte, ci vuole il dinosauro giusto. -
Gigetto li indossò e si sentì più forte, proprio come era successo agli altri la prima volta che avevano messo ai piedi le scarpe Bull Boys con i dinosauri. Andò in acqua, tornò sulla spiaggia, fece un giretto sotto gli occhi divertiti dei quattro amici, si tolse i sandali e lo Spinosauro ne approfittò per saltar fuori. Aveva una lunga cresta che correva sulla sua possente schiena:
- Ho un certo languorino… - disse - Ci sono in giro delle lasagne? A proposito, chiamatemi Spinosauro! -
